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Documento del Comitato Nazionale ANPI sul Referendum del 29 marzo 2020

La legge che verrà sottoposta al voto, col referendum del 29 marzo, non corrisponde, in
realtà, ad alcuna necessità concreta e rappresenta semplicemente una manifestazione di
quella antipolitica che si fa circolare nel Paese creando un grave discredito verso le istituzioni
fondamentali della Repubblica. Questa riduzione del numero dei parlamentari - frutto di
improvvisazione e opportunismo - non corrisponde ad alcuna esigenza reale, anzi investe
negativamente il tema della rappresentanza, incidendo sulla stessa struttura istituzionale
delineata nell’art. 1 della Costituzione, ponendo seri problemi per una composizione del
Parlamento che sia veramente rappresentativa di tutte le esigenze e di tutte le realtà del
Paese, e mettendo, insomma, a repentaglio, la funzionalità e la centralità del Parlamento
stesso. Questa diminuzione del numero di parlamentari renderà precario e macchinoso il
funzionamento delle Commissioni e degli altri organi delle Camere. Per di più occorrerà
riscrivere immediatamente la legge elettorale al fine di garantire in Parlamento la presenza, a
rischio con tale riforma, di tante forze politiche, e rivedere i criteri di partecipazione alla
elezione del Presidente della Repubblica da parte dei grandi elettori delle Regioni. La stessa
riduzione di spesa è ridicola, posta a fronte di tante altre spese che le istituzioni sopportano
inutilmente e che da anni vengono segnalate con diversi progetti da esperti, le cui indicazioni
non vengono mai raccolte. Insomma, una legge - quella sottoposta a referendum - che non
riduce le spese se non in modo “simbolico” ed incide negativamente su un esercizio della
sovranità popolare che sia davvero fondato sulla rappresentanza.
Il giudizio, dunque, non può che essere assolutamente negativo sotto ogni profilo. Anche, e
soprattutto perché peggiorerebbero i problemi reali delle istituzioni e in particolare del
Parlamento, che dovrebbe essere organo centrale di tutta l’attività politica e istituzionale ed
invece, di fatto, è esposto da anni ad una sostanziale emarginazione. Ciò che occorre,
semmai, è ricondurre il Parlamento a quel ruolo centrale per le istituzioni e la politica che la
Costituzione gli assegna, come luogo di confronto e di elaborazione, anziché ricorrere - come
accade continuamente - all’abuso dei decreti legge e del voto di fiducia. La politica deve
tornare ad essere quella pensata dall’art. 49 della Costituzione, che assegna ai partiti il
compito di “concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale”. Un
concorso che si realizza solo se avviene in Parlamento, attraverso la progettazione e
l’elaborazione delle misure occorrenti per rafforzare la democrazia, non solo nelle sue forme
esteriori, ma anche e soprattutto nei suoi contenuti. Per tutte queste ragioni, l’ANPI dà il NO
come indicazione di voto e ritiene nel contempo che non basti l’espressione di un voto
negativo, ma occorra promuovere nel Paese un’ampia riflessione sul ruolo del Parlamento e
della politica, in stretta aderenza ai princìpi costituzionali. Realizzerà, dunque, in piena
autonomia e senza aderire ad alcun Comitato esterno, iniziative culturali e politiche.
IL COMITATO NAZIONALE ANPI
4 marzo 2020

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