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93° Anniversario della Strage di Torino_18 dicembre

Si definisce comunemente Strage di Torino l'eccidio commesso nel capoluogo piemontese dalle squadre fasciste nelle giornate dal 18 al 20 dicembre 1922: secondo le fonti ufficiali, furono uccisi 11 antifascisti, mentre una trentina furono i feriti.
Generalmente si ritiene che la strage costituì la rappresaglia per l'uccisione, avvenuta la sera precedente il 17 dicembre 1922 alla Barriera di Nizza, tra corso Spezia e via Nizza, di due fascisti che, insieme con un altro squadrista, avevano tentato di assassinare un militante comunista che si difese sparando: esiste tuttavia anche l'ipotesi che i fascisti avessero già predisposto un'azione criminosa volta a «punire» la città di Torino, particolarmente ostile al fascismo, e che l'episodio ne abbia soltanto fornito un pretesto e anticipata l'esecuzione.
Alle vittime è stata intitolata a Torino la piazza XVIII Dicembre, sulla quale si affaccia la stazione ferroviaria di Porta Susa.
Le vittime
18 dicembre
Carlo Berruti, ferroviere e consigliere comunale del Partito Comunista d'Italia, ucciso nelle campagne di Nichelino;
Matteo Chiolero, tramviere e militante socialista, ucciso nella sua casa in via Abegg 7;
Erminio Andreone, fuochista delle ferrovie, ucciso davanti alla sua casa (poi bruciata) in via Alassio 25;
Pietro Ferrero, anarchico e segretario torinese della Federazione degli operai metallurgici (FIOM), trovato irriconoscibile con la testa fracassata sotto il monumento a Vittorio Emanuele, dopo essere stato legato per i piedi a un camion e trascinato per tutto corso Vittorio Emanuele;
Andrea Ghiomo e Matteo Tarizzo, due antifascisti. Vengono ritrovati il primo nel prato di via Pinelli con il cranio spezzato e sanguinante, centinaia di ferite sulla testa e su tutto il corpo; il secondo in fondo a via Canova, ucciso in un lago di sangue da un colpo di clava che gli ha fracassato il cranio;
Leone Mazzola, proprietario di un'osteria e militante socialista, ucciso a colpi di arma da fuoco nel proprio letto nel retrobottega, dove ha la sua abitazione;
Giovanni Massaro, ex ferroviere e anarchico, ucciso a colpi di moschetto vicino alla cascina Maletto di via San Paolo.
19 dicembre
Cesare Pochettino, artigiano non impegnato in politica. Viene prelevato assieme al cognato Stefano Zurletti ed entrambi sono portati in collina e fucilati sull'orlo di un precipizio; Pochettino muore sul colpo, mentre Zurletti si finge morto e, soccorso da un anziano signore che ha assistito alla scena dall'alto con la figlia, viene portato in ospedale. Qui subisce le angherie degli squadristi che scorrazzano liberamente fra letti e corridoi riempiendolo di insulti e minacce, ma riesce a sopravvivere. Decederà poi il 10 dicembre 1951, e pertanto il suo nome non figura tra le vittime.
Angelo Quintagliè, usciere dell'ufficio ferroviario "Controllo prodotti";
Evasio Becchio, operaio e comunista di 25 anni, prelevato da un'osteria e condotto in fondo a corso Bramante dove viene ucciso a colpi di pistola e moschetto.

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