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Dante Di Nanni e la Resistenza di ieri e di oggi

Commemorato in via San Bernardino il giovane partigiano medaglia d’oro della Resistenza

Dante di Nanni non aveva ancora 20 anni il 18 maggio del 1944, quando i tedeschi e i fascisti che con forze ingenti lo avevano braccato sin lì, in via San Bernardino 14 a Torino, lo finirono - secondo alcune recenti versioni della vicenda - con un colpo alla testa.
Era stato ferito all’addome alle gambe e alla testa durante la fuga dopo il sabotaggio di una stazione radio Eiar a Basse di Stura, nella notte del 17 maggio, e condotto in cerca di scampo nell’appartamento di borgo San Paolo.
Al netto delle controversie storiche sulla versione della sua morte fornita dal suo comandante gappista, Giovanni Pesce, (lui in mezzo agli spari si alza a fatica sulla
ringhiera del secondo piano e si getta in strada a pugno chiuso) colpisce e illumina un altro dettaglio di quella tragica vicenda.
Distrutta la stazione radio, il giovane e i suoi tre compagni, Giovanni Pesce, Giuseppe Bravin e Francesco Valentino fuggirono risparmiando i carabinieri che presidiavano la stazione, in cambio della promessa di non dare subito l’allarme.
Traditi e intercettati dalla Guardia nazionale repubblicana, furono feriti nel conflitto a fuoco. Pesce trasse momentaneamente in salvo Di Nanni; i loro compagni furono catturati, torturati e impiccati pochi giorni dopo.
Una lezione di generosità, la loro, che proietta i valori della Resistenza nel futuro, cioè nell’oggi: il coraggio di lottare per la libertà non nel nome dell’odio per chi la stava soffocando, ma nel nome di un’umanità migliore.
Di Nanni era nato a Torino, ma era figlio di immigrati pugliesi. Dall’età di quindici anni aveva lavorato in fabbrica e studiato alle scuole serali, fino a diventare motorista. Anche questi aspetti della sua biografia sono anticipazioni del futuro che attendeva la nostra Città, il nostro Paese, l’Europa.
Dopo l’8 settembre era entrato nella Resistenza con i partigiani attivi nel cuneese. Poi, con il comandante Pesce e i Gruppi di azione patriottica, aveva iniziato a operare a Torino.
"Non esiste libertà senza giustizia" ebbe a dire Sandro Pertini citato dal Consigliere comunale Michele Paolino, durante la cerimonia, perciò la Resistenza non finisce mai, come pure i mali del mondo. In un’Italia e un’Europa che, pur tra incertezze e incoerenze, si accollano da 70 anni la missione di difendere la pace, ci piace e ci ammonisce la figura di un govanissimo eroe che non si suicida e lotta senza dimenticare il valore della vita umana e la bellezza di essere vivi.
Alla commemorazione del 28 aprile 2015, davanti alla casa di via San Bernardino ed alla lapide che ricorda quei fatti, hanno partecipato cittadini e autorità. In rappresentanza della Città di Torino è intervenuto il Consigliere Michele Paolino, Nino Boeti, consigliere regionale è intervenuto nella sua veste di presidente del "Comitato regionale Resistenza e Costituzione", per la Circoscrizione 3 è intervenuto il presidente Francesco Daniele, mentre l’orazione ufficiale è stata tenuta da Maria Grazia Sestero, vicepresidente vicario dell’ANPI della provincia di Torino. Sestero ha consegnato alle nipoti di Di Nanni le tessere onorarie dell'ANPI.
Oscar Gargioni presidente della sezione Di Nanni dell'ANPI ha condotto la cerimonia.

Nelle foto:
- Palmiro Gonzato, partigiano, mostra le rovine dell'antenna Eiar distrutta alle Basse di Stura
- La commemorazione del 28 aprile 2015. Con la fascia tricolore, il consigliere comunale Michele Paolino, alla sua destra Olgher Gargioni, alla sua sinistra Francesco Daniele
-Sestero e le nipoti di Di Nanni
- La targa che commemora l'ultimo gesto del partigiano
-Nino Boeti
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Silvio Lavalle
Iscritto Sez. ANPI Danti Di Nanni
Tratto da: cittAgorà (Periodico del Consiglio Comunale di Torino) 
Anno XI - Numero 31 (915) 28 aprile 2015

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